Napoli, giugno di un anno imprecisato

Mio caro,
non sono abituata a decodificare i silenzi. Ho i miei limiti, lo riconosco; ma so anche che passare, con uno strappo netto, da una condivisione quotidiana e costante al nulla assoluto sarebbe difficile per chiunque. Credo che tu, che mi hai conosciuta come una donna dalle emozioni semplici e immediate, saprai capire.
Il nostro incontro è stato piacevole e intenso, forse rispondendo a esigenze simili di compagnia e condivisione.

Fra un uomo ed una donna capita che si scivoli nella sensualità e ce lo siamo concesso, un po' per gioco, ma questo è un gioco piacevole solo per cominciare o fine a se stesso.
Mi hai lasciata a cercare di capire. Mi hai chiesto di perdonarti e io ho inteso, scioccamente, che mi stessi chiedendo di capire la tua difficoltà a parlarmi di un tuo momento difficile, ho provato a mostrarti comprensione e ho atteso.

Poi ho capito che non avevo molto da spettare.
Dovevo perdonarti per questo strappo deciso da te.
Mi sono mossa nei giorni facendo i conti con molti pensieri. Forse l'approssimarsi della data fatidica che, per gioco, ci eravamo fissata per dare una svolta, per provarci per davvero a diventare un “noi”, ti ha messo in crisi. Fra noi non doveva accadere null’altro. Era giunto il momento di definire che la profusione di parole dovesse rimanere solo un piacevole gioco di società, un diversivo, un riempitivo.

E ci può stare. Bastava dirlo.

Ora sto a dipanare la mia matassa personale di emozioni alla quale, senza programmi o progetti chiari, avevo deciso di lasciarmi andare. Mi assumo la responsabilità di questo. Lo sgomento è, in questo silenzio, dover mettere in discussione la bellezza e la leggerezza che c’era fra noi, e questo fa un po' male.
Inutile fare domande a chi va via. Io oggi parlo con te come faccio con me stessa. Con la semplicità di sempre. Mi ci vorrà tempo per lasciare andare la tenerezza, le emozioni belle che mi hanno dato le tue parole nelle quali scorgevo un pezzetto della tua anima che avevo accolto nella mia con la riconoscenza felice di avere trovato una rara similitudine.Non mi scuserò per questa invasione nella tua giornata, nella tua scansione ordinata e rassicurante. Ti tocca. È il rovescio della medaglia.

E a questo punto mi domando perché scriverti, e mi rispondo che è quello che ti sto dicendo da giorni senza che ti arrivi, perché la telepatia ancora non sono riuscita ad attivarla.

Ti bacio. Grande? Sì, sempre. Senza il click finale: quello fa parte della certezza effimera dell'altro.

A.

Alessandra Zottoli



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