Chi non conosce Marina Abramović? Artista contemporanea serba
che non ha mai avuto paura di vivere l’arte sul suo corpo, regalando la stessa
emozione al suo pubblico.
<Nel 1976 Marina Abramović lascia la Jugoslavia per
trasferirsi ad Amsterdam. Nello stesso anno inizia la collaborazione e la
relazione con Ulay, artista tedesco, nato tra l'altro nel suo stesso giorno. I
due termineranno il loro rapporto dodici anni dopo, nel 1989, con una camminata
lungo la Grande Muraglia Cinese: Marina decide di partire dal lato orientale
della muraglia sulle sponde del Mar Giallo, mentre Ulay dalla periferia sud
occidentale del deserto del Gobi. I due cammineranno novanta giorni per poi
incontrarsi a metà strada dopo aver percorso entrambi duemila e cinquecento
chilometri e dirsi addio> (Wikipedia)
Da allora, Ulay e Marina Abramović
non hanno mai più lavorato insieme.
Nel
2010, 23 anni più tardi, durante l'importante
retrospettiva dedicata a Marina Abramović dal MoMa, dal titolo The Artist is Present, l'artista
rimane seduta immobile su una sedia per sette ore ogni giorno, per tutta la
durata della retrospettiva, dal 14 marzo al 31 maggio, guardando negli occhi
senza parlare chiunque volesse sedersi davanti a lei e…il primo giorno riceve
una visita inaspettata: Ulay arrivò senza che lei ne fosse a conoscenza.
Marina è seduta, chiude gli occhi per riaprirli quando
ha la certezza che una persona del pubblico si sia seduta di fronte a lei. È vestita
di rosso, un lungo vestito rosso sangue e su quel vestito cadono i suoi lunghi
capelli neri. Lui, casualmente, è vestito di nero ma dalla giacca emerge il
risvolto del gilet di colore rosso. Marina apre gli occhi: si vede subito il suo sorriso: sembra un sorriso che viene fuori di getto, spontaneamente, come quello
che viene fuori quando qualcuno ti sferra improvvisamente un
pugno allo stomaco. Non è un sorriso ma una smorfia che esprime gioia ma anche rimpianto,
dolore, rabbia, e sicuramente sorpresa, una sorpresa inaspettata e forse mai
nemmeno immaginata. I suoi occhi non riescono a trattenere calde lacrime che
iniziano a scorrere velocemente e la mente frulla ricordi su ricordi. Lui sospira,
i suoi occhi capiscono, apprezzano, sono consapevoli e complici e non piangono,
almeno esternamente. Sono occhi assorbenti i suoi, si colmano di liquido che
non cola, riescono ad assorbire le lacrime e non farle fuoriuscire. Poi lei non si trattiene e pretende una
stretta di mano. Ancora, per un’ultima volta, vuole un contatto fisico dal quale
si distacca con dolore, con lentezza. Una volta andato via Ulay, Marina si
copre il viso con le mani per asciugare le lacrime e non per vergogna, una
donna come Marina non mostra vergogna. Certo a volte è molto più facile
mostrarsi nudi davanti a milioni di persone con la scusa di una performance che
mostrare la propria anima. L’incontro inaspettato con una persona che ha
segnato la tua vita mette a nudo la tua anima di fronte al mondo. Osservate gli
occhi di Marina quando si aprono di fronte alla persona che siederà dopo Ulay.
Sperano di rivederlo e, quando si riaprono, ci vorranno diversi sospiri per
tranquillizzarla e fare in modo che lo spettacolo possa continuare. Tutti ritornano prima o poi!
Nessun commento:
Posta un commento