domenica 28 aprile 2013

the show must go on

Chi non conosce Marina Abramović? Artista contemporanea serba che non ha mai avuto paura di vivere l’arte sul suo corpo, regalando la stessa emozione al suo pubblico.
<Nel 1976 Marina Abramović lascia la Jugoslavia per trasferirsi ad Amsterdam. Nello stesso anno inizia la collaborazione e la relazione con Ulay, artista tedesco, nato tra l'altro nel suo stesso giorno. I due termineranno il loro rapporto dodici anni dopo, nel 1989, con una camminata lungo la Grande Muraglia Cinese: Marina decide di partire dal lato orientale della muraglia sulle sponde del Mar Giallo, mentre Ulay dalla periferia sud occidentale del deserto del Gobi. I due cammineranno novanta giorni per poi incontrarsi a metà strada dopo aver percorso entrambi duemila e cinquecento chilometri e dirsi addio> (Wikipedia)
Da allora, Ulay e Marina Abramović non hanno mai più lavorato insieme.
Nel 2010, 23 anni più tardi, durante l'importante retrospettiva dedicata a Marina Abramović dal MoMa, dal titolo The Artist is Present, l'artista rimane seduta immobile su una sedia per sette ore ogni giorno, per tutta la durata della retrospettiva, dal 14 marzo al 31 maggio, guardando negli occhi senza parlare chiunque volesse sedersi davanti a lei e…il primo giorno riceve una visita inaspettata: Ulay arrivò senza che lei ne fosse a conoscenza.


 
Da sempre ritengo che il linguaggio del corpo sia molto più importante, nonché più diretto, del linguaggio parlato. Osservo molto le persone e, benché la mia memoria negli ultimi anni mi abbia abbandonato, della gente che incrocio per la mia strada dimentico i nomi, dimentico il luogo e il periodo dell’incontro ma ciò che colpisce la mia mente no. Non dimentico i gesti, i dettagli, gli odori, i colori che portano dentro e fuori, insomma tutto ciò che colpisce i miei sensi. Il salvataggio dati è istintivo, non sono io a discriminare ma i file si salvano automaticamente in cartelle che magari rimangono nascoste alla mia memoria di lavoro ma riemergono quando meno me lo aspetto. Come in un déjà vu. Non a caso ho voluto studiare la LIS e rimango affascinata da due sordi che parlano. Non mi fermo a osservarli per pura e sterile curiosità, ma per il fascino che le loro mani e i loro busti emanano, per la cura e la leggiadria dei loro gesti, perché è tra le lingue forse la più sincera.

Marina è seduta, chiude gli occhi per riaprirli quando ha la certezza che una persona del pubblico si sia seduta di fronte a lei. È vestita di rosso, un lungo vestito rosso sangue e su quel vestito cadono i suoi lunghi capelli neri. Lui, casualmente, è vestito di nero ma dalla giacca emerge il risvolto del gilet di colore rosso. Marina apre gli occhi: si vede subito il suo sorriso: sembra un sorriso che viene fuori di getto, spontaneamente, come quello che viene fuori quando qualcuno ti sferra improvvisamente un pugno allo stomaco. Non è un sorriso ma una smorfia che esprime gioia ma anche rimpianto, dolore, rabbia, e sicuramente sorpresa, una sorpresa inaspettata e forse mai nemmeno immaginata. I suoi occhi non riescono a trattenere calde lacrime che iniziano a scorrere velocemente e la mente frulla ricordi su ricordi. Lui sospira, i suoi occhi capiscono, apprezzano, sono consapevoli e complici e non piangono, almeno esternamente. Sono occhi assorbenti i suoi, si colmano di liquido che non cola, riescono ad assorbire le lacrime e non farle fuoriuscire. Poi lei non si trattiene e pretende una stretta di mano. Ancora, per un’ultima volta, vuole un contatto fisico dal quale si distacca con dolore, con lentezza. Una volta andato via Ulay, Marina si copre il viso con le mani per asciugare le lacrime e non per vergogna, una donna come Marina non mostra vergogna. Certo a volte è molto più facile mostrarsi nudi davanti a milioni di persone con la scusa di una performance che mostrare la propria anima. L’incontro inaspettato con una persona che ha segnato la tua vita mette a nudo la tua anima di fronte al mondo. Osservate gli occhi di Marina quando si aprono di fronte alla persona che siederà dopo Ulay. Sperano di rivederlo e, quando si riaprono, ci vorranno diversi sospiri per tranquillizzarla e fare in modo che lo spettacolo possa continuare. Tutti ritornano prima o poi!


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