domenica 6 marzo 2011

alle mie piccine




Quando mia sorella ha deciso di regalarmi le due stelle più belle del firmamento ho fatto una promessa: che ci sarei sempre stata nei loro momenti di bisogno. Mi auguro che loro non vivano mai "momenti di bisogno" ma essendo le persone che amo di più al mondo, non potrò mai deluderle nonostante io sappia che non saranno mai mie come potrebbe essere mio un figlio. A loro ho dedicato questa pagina tratta dal libro "le luci nelle case degli altri".

[…]
Amore mio,

ti ho visto solo di sfuggita, poi un’infermiera ti ha portato via. Avevo così tanta tantissima voglia di conoscerti che evidentemente tu l’hai avvertita e sei arrivata con due mesi di anticipo.
Minuscola come una mandorla dice il dottore.
È per questo che adesso bisognerà tenerti per un po’ in una scatola di vetro: per trasformarti da una mandorla a una bambina vera! Il dottore mi assicura che tutto andrà bene, però in questo letto di ospedale che ci sto a fare io se tu non ci sei?
Allora ti scrivo.
Perché non ce la faccio a pensar ad altro che non sei tu.
E perché sono così tante le cose che da qui a sempre vorrei darti, è così grande la paura di non farcela che almeno, se mai un giorno leggerai questa lettera, saprai che ce l’avevo messa tutta ma tutta tutta quanta. Vorrei averti qui con me adesso, ma questo già te lo detto.

Vorrei vorrei vorrei.

Vorrei trovare per te un nome perfetto, di quelli che le persone quando ti chiedono: “come ti chiami?”, tu gli rispondi: “mi chiamo così” e loro ti dicono: “ma ti sta proprio benissimo questo nome! Sembra creato a posta per te”.

Vorrei vorrei vorrei.

Vorrei aver studiato un po’ di più l’italiano e vorrei aver letto tanti bei libri per scriverti una lettera piena delle parole più preziose del mondo: ma a scuola non ci sono mai andata troppo volentieri. Poi quando sono morti i nonni ho dovuto sbattermi per cerare un lavoro, e addio cultura! Per non parlare del lavoro che alla fine ho trovato, allo Studio Amministrazioni Poggio Ameno: sono sempre alle prese con i conti e le tasse che le persone pagano o non pagano, altro che parole belle! Ma proprio una ragazza che conosco grazie a questo lavoro, che si chiama Lidia, un giorno mi ha detto una cosa da rifletterci sù: ha detto “più sai usare le parole più ti allontani anziché avvicinarti a quello che vuoi realmente esprimere”. Quindi sai che ti dico? Sono felice di non saper scrivere bene per dirti quello che vorrei.

Vorrei vorrei vorrei.

Farti mangiare tutto il cioccolato che vuoi senza che ingrassi (è buonissimo, il mio preferito è quello al latte).
Che se i compagni di classe ti prendono in giro per qualche motivo, tu pensi che sono sbagliati loro, mica tu.
Fare molti viaggi con te (io non ho nemmeno il passaporto, ma adesso me lo faccio perché il mondo là fuori è tantissimo e tu dovrai vederlo tutto, dovrai conoscerlo).

Vorrei che non ti ammalassi mai.
Che non ti spuntano i denti del giudizio (toglierli fa davvero male).
Che ti piacciono i cappelli come piacciono a me, così possiamo collezzionarli insieme.

Vorrei che hai tanti amori di quelli scemi, che fanno girare la testa e ronzare i calabroni in pancia: tutti non fanno che ricordarmi che l’amore nella vita non è tutto, e certamente hanno ragione. Ma che ti devo dire? I giorni più felici che ho passato (senza contare oggi, naturalmente) sono stati quelli che ho passato innamorata. Magari si qualcuno che non ne valeva affatto la pena, ma che fà? Non c’è cosa più bella che svegliarsi in un letto dove non avevi mai dormito prima di quella notte, e pensare: ecco, in questo momento non mi manca niente. E quindi vorrei che di quel genere di mattine tu ne vivi tante.

Ma naturalmente che poi, ad un certo punto, trovi la persona giusta (giusta per te intendo). Io non ci sono riuscita ma ancora ci spero. Il problema è che gli uomini rimangono incantati quando allo zoo vedono per la prima volta una giraffa: ma poi a casa preferiscono tenere un cagnolino.
È per questo che vorrei che cresci rara come una giraffa in città, ma con l’istinto domestico del cagnolino (che a me è sempre mancato).

Vorrei vorrei vorrei.

Che ti piacerà ballare.
Che nei momenti di disperazione non ti viene in mente di invidiare la felicità degli altri, le fortune, i successi degli altri, le certezze, i risultati, le luci nelle case degli altri: dappertutto c’è del bene, dappertutto c’è del male.

Vorrei pensarti sempre più forte di quello che potrà capitarci.
Insegnarti a cucinare.
A riconoscere i nomi delle piante (anche quelle strane).

Vorrei che trovi un amico come per me è Michelangelo, qualcuno che mentre tutto gira e cambia, rimane fermo.
Che impari almeno una lingua straniera (io non ne sò nessuna e mi sento una deficiente).

Vorrei che leggerai questa lettera quando ne avrai bisogno, così potrà farti bene come a me oggi stà facendo bene scriverla.

Vorrei che fino a quel momento tu la tieni con te, in una busta, come una specie di amuleto magico che ti protegge da tutto quello che di brutto stà là fuori.

Vorrei vorrei vorrei.

Che litighiamo quel poco che basta per capire che siamo davvero importanti l’una per l’altra.
Che ti crescono i capelli lisci (quelli ricci pare che sono una scocciatura).

Vorrei che tuo papà fosse un astronauta che cammina sulla luna ma pensa sempre a noi, e non un uomo come tanti, che abita in via Grotta Perfetta 315 e una sera di marzo, forse per noia forse per curiosità, nell’ex lavatoio del sesto piano ha fatto l’amore con me.

Vorrei vorrei vorrei.

Che le infermiere ti portano al più presto qui.
Perché so che tutti i giorni qualcuno nasce così come purtroppo qualcuno muore. Ma che ci vuoi fare? Quando tocca a te credi che è la prima volta che capita, in assoluto. E oggi mi sembra che nessuna donna, oltre a me, è mai diventata

Mamma

[…]

Chiara Gamberale – Le luci nelle case degli altri

 

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