“Se
un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare una
vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo ma non potrai mai
liberartene.”
Ho visto in TV
un’intervista al giornalista Massimo Gramellini. Parla del suo libro Fai bei sogni,
edito da Longanesi. Non l’ho ancora letto ma credo di farlo al più presto.
Finora avevo visto Gramellini come un giornalista umorista ma mai mi sarei
aspettata di sentirlo parlare di amore e di sentimenti nella loro totale
profondità.
Le sue riflessioni mi hanno portato un po’
indietro nel mio vissuto, nelle mie esperienze ma, come sempre, mi hanno posto
al di là dei fatti.
Gramellini nel suo libro parla della
scomparsa della madre che è avvenuta quando lui aveva solo nove anni e della
scoperta della verità, relativa a questa morte, avvenuta 40 anni dopo. Pochi
mesi dopo la morte della madre, mesi in cui rifiutava l’idea ed era convinto
che la madre sarebbe tornata, capisce di essere rimasto orfano dalle dure
parole della tata alla quale aveva chiesto un bacio: “bambino, non so amare
perché nessuno mi ha amata e non posso darti un bacio”. Quaranta anni dopo
scoprirà la verità sulla morte in maniera “ironica”, come la definisce lui,
leggendo un articolo nell’archivio del suo giornale.
“Il dolore e la vita vanno prese con ironia”
- dice -. “Anche se prima l’ironia serve da scudo per difenderci dal mondo
esterno che non capisce e non può capire il nostro dolore. Le onde si prendono
meglio se le fendi di taglio. Anche la vita andrebbe presa con ironia e
leggerezza per non prendersi troppo sul serio.”
Il dolore provato da lui bambino alla notizia
della morte della madre lo ha reso un “handicappato emotivo”: scopre in un solo
istante che per tutta la vita non avrà mai più l’amore della madre, che in
qualsiasi altra donna non troverà mai quel tipo di affetto. L’unica cosa che ha
dovuto fare per sopravvivere è stata quella di vedere in quell’handicap un
punto di forza, un potenziale che lo stesso dolore gli ha fatto risvegliare
facendogli riscoprire sé stesso.
Quando si vive un dramma la cosa più facile è
tagliare i ponti col dramma stesso, tagliare questa corda che ci lega al dolore
perché siamo convinti che solo così il dolore non potrà mai più farci del male.
Non ci rendiamo conto che la stessa corda è legata a filo doppio per cui oltre
al dolore, a quella corda è legato l’amore e se noi la tagliamo non facciamo
altro che allontanare sì il dolore ma allontanare anche l’amore. Non sentiamo
più niente, ci sembra quasi di star bene, non sentiamo dolore ma non sentiamo
amore, non amiamo. Allora qual è il gesto più coraggioso che possiamo fare?
Riattaccare la corda accettando il dolore per l’amore. “Quando un essere umano
fa questa cosa è un uomo adulto.” La cosa più bella è che Gramellini ha riattaccato questa corda grazie a sua moglie, un altro esempio di quanto una donna sia in grado di fare e sia importante per un uomo.
Quando il dramma lo si vive da bambini ci si
pone in continuo credito col mondo, cioè ci si aspetta che il mondo ci voglia
bene perché a noi è mancata qualcosa, perché non ci è stato dato abbastanza
amore, il mondo ci deve risarcire di ciò che non abbiamo avuto. Ma la vera
scoperta dell’uomo che vuole esser chiamato tale è che per ricevere amore non
dobbiamo fare altro che amare. Solo amando e donandoci all’altro possiamo
ricevere quel credito tanto desiderato. Non si può pretendere di essere amati
per partito preso senza dare niente. Proprio nel gesto di dare si riceve.
“Quando ci si limita ad essere amati si pensa
che quella sia la felicità. Alla fine ci si rende conto che non si è felici
perché la vera felicità non sta nell’essere amati ma nell’amore che si da, che
si prova, che si esprime. Quando si riesce a tirar fuori da sé l’amore si trova
la serenità interiore ma finché si sta ad aspettare l’amore degli altri ci si
condanna a una infelicità perenne.”
L’uomo oggi non parla di sentimenti ma di
emozioni. Le emozioni sono quelle che ti colpiscono ma rimangono superficiali,
i sentimenti sono quelli che entrano lentamente dentro di te e sono le uniche
cose che contano nella vita. Il dolore ci porta a non sapere, è la via più
semplice come la fuga, ma se rimaniamo sempre estranei alla verità non guariamo
mai dal nostro dolore. Solo quando conosci la verità diventi veramente adulto.
L’uomo dovrebbe ascoltare di più “La voce
degli dei”. È un concetto di Jung e non è altro che l’intuizione. Siamo conviti
che la vita sia fatta solo di processi razionali, che sia il cervello a fare
tutto ma non è così. Il cervello è molto limitato, nel cervello è depositato
l’intelletto ma non l’intuizione. La voce degli dei è quella voce che sa cosa è
bene per noi, che ci dice cosa fare in ogni situazione, che ci dice sempre la
verità, che non ti tradirà mai. Il problema è che non l’ascoltiamo quasi mai
perché siamo sconvolti e distratti dai rumori. Se ci mettessimo in completo
silenzio e buio sentiremmo quella voce che ci guida, che ci dice cosa fare,
solo per il nostro bene.
Nessun commento:
Posta un commento