Ieri ho
trovato queste parole in un link su Facebook. Di solito uso Facebook per esprimere ciò che
la mia mente produce e non seguo i link, non pubblico né condivido pagine, post
e quant'altro.
Ma a
volte ci si trova di fronte a qualcosa che la nostra mente aveva prodotto
infinite volte ma che, per insufficiente dimestichezza, non era riuscita a trasformare
in parole.
“Volevo
scriverti, non per sapere come stai tu, ma per sapere come si sta senza di me.
Io non sono mai stata senza di me e quindi non lo so. Vorrei sapere cosa si
prova a non avere me che mi preoccupo di sapere se va tutto bene, a non
sentirmi ridere, a non sentirmi canticchiare canzoni stupide, a non sentirmi
parlare, a non sentirmi sbraitare quando mi arrabbio, a non avere me con cui
sfogarsi per le cose che non vanno, a non avermi pronta lì a fare qualsiasi
cosa per farti stare bene. Forse si sta meglio, o forse no. Però mi e venuto il
dubbio e vorrei anche sapere se ogni tanto questo dubbio è venuto anche a te.
Perchè sai, io a volte me lo chiedo come si sta senza di te, poi però
preferisco non rispondere che tanto va bene così. Ho addirittura dimenticato me
stessa per poter ricordare te.”
Søren
Aabye Kierkegaard
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