sabato 27 luglio 2013

Fame d'aria

Come sarebbe stato se non fossi mai andata via? Se avessi continuato a tenere la mia mano sulla tua, se avessi continuato ad ascoltare ogni nota che sapientemente e magistralmente facevi vibrare nell’aria. Sono passati tanti anni nei quali mi sono imposta di dimenticarti ma… “Io non sono capace di tornare indietro”, ricordi?
Me lo ero imposta perché sapevo che non sarei mai stata capace di farlo in modo naturale. Un amore non muore mai di morte naturale. Muore a causa di incidenti, muore per suicidio, muore per omicidio ma mai per morte naturale. Muore perché gli strappi il cuore e le viscere, muori perché gli tarpi le ali e non gli consenti più di spiccare il volo. In quanti modi può morire un amore, eh? Davvero tanti.
E poi che succede? Dopo tanti anni in cui sono stata ferrea con la mia decisione, provando a perdere la memoria pur di non pensarti, pur di non ricordarmi di te, glissando tutti i tuoi inviti e tentativi di riavvicinamento, un giorno di questi mi hai trovata più vulnerabile del solito. Ed ecco che in un secondo mi sono giocata tutta la fatica che avevo fatto in tanti anni. Fatica per dimenticarti, fatica per non pensarti, fatica per non sentire quella voce che da quella maledetta mezzanotte di tanti anni fa non mi ha mai più abbandonato. Continua imperterrita a seguirmi. Pure quella era una notte di mezza estate, proprio come adesso.
Ero talmente offuscata da quella voce che non ho visto il sale che portavi in mano e che, con la scusa di una carezza, con indifferenza hai spalmato sulle mie ferite mai rimarginate.
Adesso hai deciso tu di andare via. Tornare era stato un gioco, una nota sbagliata da rifare, uno sfizio, un’ora di libera uscita.  
“Fame d’aria” la chiamano i medici.
Spero che tu sia tornato a respirare, io sto boccheggiando.

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