martedì 23 luglio 2013

W la squola


Ogni anno, a settembre, inizia per me un’avventura. Purtroppo non chiamandomi Bonaventura a giugno non ricevo in regalo l’assegnone con la scritta “un milione” (gli amanti del vintage come me capiranno).
Piuttosto ogni anno è un’impresa sempre più difficile e, per non farci mancare nulla, noi precari ci troviamo di fronte a dover cambiare scuola, colleghi e alunni molto spesso.
Nonostante la precarietà, ho avuto la fortuna di lavorare nella stessa scuola negli ultimi tre anni: una scuola di provincia che mi ha insegnato tante cose, che mi ha fatto crescere come docente e come persona, con dei colleghi coi quali ho spartito gioie e dispiaceri della mia vita senza la paura di essere giudicata, e con degli alunni che ho visto crescere: bambini che da un anno all’altro mi hanno salutato con la voce cambiata, ormai da uomini, ai quali ho visto spuntare accenni di baffetti e batuffoli di barbetta; bambine alle quali, una volta cresciute, ho cercato di far capire l’importanza di essere donna anche condividendo i dispiaceri dovuti alle loro prime cotte.
Fare l’insegnante di sostegno mi da modo di vedere la classe da un’altra angolazione. Mentre il docente di materia è concentrato in spiegazioni, mappe e concetti io, dal mio angolino, mi godo i mormorii dei ragazzi, le risate soffocate col compagno di banco, i loro sguardi persi nel vuoto, i pensieri che vagano chissà dove prendendo quasi forma.
Ma a fine anno, chissà perché, cade ogni barriera e, salutandoli, cerco di memorizzare ogni loro tratto, per portarli via con me, nella mia memoria, perché loro mi hanno insegnato ogni giorno qualcosa e fanno parte di me come la forma delle mie mani o il colore dei miei occhi.
Voglio dedicare ai miei alunni queste due poesie di Gianni Rodari, un uomo, un maestro, che ha passato la sua vita accanto ai bambini e con le cui filastrocche sono cresciuta.
“Magari capiterà di incontrarci per caso, come fu un caso incontrarvi la prima volta. Buona vita, ragazzi, abbiate cura di voi, sempre!”


Problemi di stagione
<< Signor maestro, che le salta in mente?
Questo problema è un’astruseria, non ci si capisce niente:
“trovate il perimetro dell’allegria,
la superficie della libertà,
il volume della felicità…”
quest’altro poi, è un po’ troppo difficile per noi
“Quanto pesa una corsa in mezzo ai prati?”
Saremo certo bocciati >>
Ma il maestro che ci vede sconsolati:
<< Son semplici problemi di stagione.
Durante le vacanze troverete la soluzione >>.

Il paese delle vacanze
Il paese delle vacanze non sta lontano per niente:
se guardate sul calendario lo trovate facilmente.
Occupa, tra Giugno e Settembre, la stagione più bella.
Ci si arriva dopo gli esami.
Passaporto, la pagella.
Ogni giorno, qui, è domenica, però si lavora assai:
tra giochi, tuffi e passeggiate non si riposa mai.

Buone vacanze ragazzi!

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