Cosa c’è di
più bello dell’essere amati?
Essere amati
è qualcosa di supremo; essere amati per ciò che si è o, meglio, a dispetto di
quello che si è. Se siamo amati sappiamo che c’è una persona per la quale noi siamo
tutto, che ha accettato la nostra persona, che ha visto dentro di noi
catturando la nostra anima. E siamo felici di questo, abbiamo finalmente il
nostro trofeo da portare in giro, tronfi di cotanto successo.
Quindi non c’è
niente di più bello dell’essere amati?
Io credo
invece che ci sia qualcosa di meglio dell’essere amati: amare.
Amare incondizionatamente,
amare è dare se stessi senza pretendere nulla in cambio, amare è far diventare
l’altro parte di sé e quindi averne cura, la stessa cura che prestiamo nel
trattare noi stessi. Mai permetteremmo alle nostre mani di strapparci il cuore dal
petto o le viscere. E così l’anima altrui viene adagiata in un posto tranquillo
e al riparo dalle intemperie.
La tua anima,
fragilissima, la tenevo nel mio seno, dove solo tu avevi accesso. E nonostante
ci siano state volte in cui eri tu stesso a non curartene, correvo sempre
pronta a intervenire per fare in modo che non sanguinasse ancora…era piena di
cicatrici e non potevo permettere che tu o altri la feriste ancora.
Quante volte
ho parlato con quella donna seduta sulla mensola sopra il tuo letto. Tu non lo
hai mai saputo. A lei ti raccomandavo affinchè ti fosse sempre accanto. Sicuramente lo faceva già da tempo ma…
Ricordi quando
ci hai presentate? Lei portava un lungo vestito bianco e una ghirlanda tra i
capelli raccolti. Era bella come solo una sposa sa essere. Ed era felice solo
come una sposa sa essere. Sorrideva, aveva il tuo stesso sorriso e il suo
sguardo, uguale al tuo, era rivolto verso…chissà. Di certo guardava verso il
suo futuro, verso un lungo vialone infinito…non di certo verso quella breve
stradina tortuosa e sterrata che seppe comunque percorrere al meglio, fedele e
forte fino alla fine.
Ho portato
in petto la tua anima fino a pochi giorni fa…ma cosa siamo diventati oggi? Estranei
che non sanno far altro che ferirsi, cani rabbiosi sempre pronti a mostrare i
denti.
Forse avrei
dovuto imparare a farmi amare ma ho preferito amarti e questo è il pegno che
sto pagando per averti amato.
[…] Ho bussato
alla vostra porta e m’avete cacciato come un cane randagio. Ho detto: “Amore”e
m’avete conficcato gli artigli nel petto già sanguinante, e cosparso di sale le
piaghe. Ho detto: “In nome di Dio” e mi avete schernito per la mia ingenuità. Ho
detto: “Fratelli” e avete disperso le vibrazioni della mia voce prim’ancora che
vi colpissero. Ed io continuo, imperterrito a gridare: “Amore”, affinché un frammento
di suono vi raggiunga. E continuo a pregare che vi sia risparmiata la stessa
sorte a cui inevitabilmente siete destinati in virtù di quell’equilibrio
cosmico che regge l’universo. Vi vedo già implorare nel vostro letto di morte;
ma io non sarò più là per perdonarvi. Ed al mio posto si ergerà un angelo
vendicatore. Disperatamente cercherete di catturare e ricomporre quelle
particelle d’amore che così a lungo hanno aleggiato nell’aria per farvene un
usbergo. Ma il giorno dell’ira è giunto. E che vi sia concessa la misericordia
che mi avete negato. E le vostre lacrime non siano copiose come quelle che mi
avete fatto versare. E così amare. […]
Romeo Assonitis - La Siciliana