venerdì 28 giugno 2013

La tua Sposa


Cosa c’è di più bello dell’essere amati?

Essere amati è qualcosa di supremo; essere amati per ciò che si è o, meglio, a dispetto di quello che si è. Se siamo amati sappiamo che c’è una persona per la quale noi siamo tutto, che ha accettato la nostra persona, che ha visto dentro di noi catturando la nostra anima. E siamo felici di questo, abbiamo finalmente il nostro trofeo da portare in giro, tronfi di cotanto successo.

Quindi non c’è niente di più bello dell’essere amati?  
Io credo invece che ci sia qualcosa di meglio dell’essere amati: amare.
Amare incondizionatamente, amare è dare se stessi senza pretendere nulla in cambio, amare è far diventare l’altro parte di sé e quindi averne cura, la stessa cura che prestiamo nel trattare noi stessi. Mai permetteremmo alle nostre mani di strapparci il cuore dal petto o le viscere. E così l’anima altrui viene adagiata in un posto tranquillo e al riparo dalle intemperie.

La tua anima, fragilissima, la tenevo nel mio seno, dove solo tu avevi accesso. E nonostante ci siano state volte in cui eri tu stesso a non curartene, correvo sempre pronta a intervenire per fare in modo che non sanguinasse ancora…era piena di cicatrici e non potevo permettere che tu o altri la feriste ancora.

Quante volte ho parlato con quella donna seduta sulla mensola sopra il tuo letto. Tu non lo hai mai saputo. A lei ti raccomandavo affinchè ti fosse sempre accanto. Sicuramente lo faceva già da tempo ma
Ricordi quando ci hai presentate? Lei portava un lungo vestito bianco e una ghirlanda tra i capelli raccolti. Era bella come solo una sposa sa essere. Ed era felice solo come una sposa sa essere. Sorrideva, aveva il tuo stesso sorriso e il suo sguardo, uguale al tuo, era rivolto verso…chissà. Di certo guardava verso il suo futuro, verso un lungo vialone infinito…non di certo verso quella breve stradina tortuosa e sterrata che seppe comunque percorrere al meglio, fedele e forte fino alla fine.

Ho portato in petto la tua anima fino a pochi giorni fa…ma cosa siamo diventati oggi? Estranei che non sanno far altro che ferirsi, cani rabbiosi sempre pronti a mostrare i denti.
Forse avrei dovuto imparare a farmi amare ma ho preferito amarti e questo è il pegno che sto pagando per averti amato.


[…] Ho bussato alla vostra porta e m’avete cacciato come un cane randagio. Ho detto: “Amore”e m’avete conficcato gli artigli nel petto già sanguinante, e cosparso di sale le piaghe. Ho detto: “In nome di Dio” e mi avete schernito per la mia ingenuità. Ho detto: “Fratelli” e avete disperso le vibrazioni della mia voce prim’ancora che vi colpissero. Ed io continuo, imperterrito a gridare: “Amore”, affinché un frammento di suono vi raggiunga. E continuo a pregare che vi sia risparmiata la stessa sorte a cui inevitabilmente siete destinati in virtù di quell’equilibrio cosmico che regge l’universo. Vi vedo già implorare nel vostro letto di morte; ma io non sarò più là per perdonarvi. Ed al mio posto si ergerà un angelo vendicatore. Disperatamente cercherete di catturare e ricomporre quelle particelle d’amore che così a lungo hanno aleggiato nell’aria per farvene un usbergo. Ma il giorno dell’ira è giunto. E che vi sia concessa la misericordia che mi avete negato. E le vostre lacrime non siano copiose come quelle che mi avete fatto versare. E così amare. […]

Romeo Assonitis - La Siciliana